IL CORAGGIO DI IMPARARE
“Tre aggettivi per definire Michele Dell’Utri?” Gherardo Benfenati, uno dei protagonisti indiscussi della storia della fotografia motoristica internazionale, tace e riflette. Non è semplice scolpire una persona con le parole quando si è abituati a farlo con l’obiettivo. Dopo una breve pausa però la risposta arriva. “Michele è intraprendente, entusiasta e generoso”.
C’è stato un tempo in cui i due professionisti lavoravano fianco a fianco. Oggi le loro strade hanno preso direzioni diverse, ma l’affetto che tuttora unisce questi uomini azzera i chilometri che separano Milano da Bologna. Devono molto l’uno all’altro. Intanto è proprio grazie alle esperienze in pista vissute con Gherardo che Michele è riuscito a sviluppare quella velocità e quella preveggenza che rendono i suoi ritratti dell’Amore così spontanei, veritieri ed innocenti. E poi c’è molto altro. Che proviamo a raccontare.
Gherardo immortala il motorsport dal 1980. Dalla Formula 1 alla Nascar, pochi circuiti non hanno spalancato i loro cancelli davanti alla macchina fotografica del professionista bolognese. Nei primi anni Duemila Michele vive un’intensa parentesi nel capoluogo emiliano e lì il destino gli assegna un incontro prezioso. “Avevo bisogno di un fotografo che collaborasse con me durante eventi e gare - inizia a raccontare Gherardo - e un commissario di pista mi segnalò lo studio di Michele. Lo chiamai. Lui però non aveva esperienza con le auto e ne era intimorito. Uno scrupolo doveroso che insorge in ogni professionista coscienzioso quando affronta un nuovo compito”.
Gherardo ridimensiona le perplessità di Michele. “Gli spiegai - continua scherzando - che fotografare le auto, soprattutto quando sono ferme, è un po’ come bastonare un uomo con i pantaloni calati. Una metafora forte ma perfetta per rendere l’idea. E quanto alle auto in movimento feci capire a Michele che si trattava solo di empatia con il soggetto da ritrarre. Che le macchine sono un po’ come gli sposi. Bisogna studiarle, conoscerne le traiettorie, anticiparle, pre-vederle. La ruota che si solleva o l’auto che entra in controsterzo sono rapidissime certo, ma lo è anche il passaggio dell’emozione nello sguardo della madre della sposa. Quando invece l’immagine va costruita, il fotografo deve possedere il carisma necessario a posizionare le persone, o le auto, nel modo corretto, far rispettare i tempi e soprattutto evitare che qualcuno si intrometta nell’inquadratura, rovinando l’esito della foto”.
Michele Dell’Utri ascolta Gherardo Benfenati, e trasforma le competenze che piano piano acquisisce in strumenti preziosi per la sua carriera. “In pista - ricorda Michele - macinavamo chilometri su chilometri, a piedi ovviamente, trasportando obiettivi da 500-600 mm. Li chiamavamo i bambini, arrivavano a pesare 15-20 chili. Fu una scuola importantissima: passare da obiettivi così complicati agli strumenti di cui mi servo durante i matrimoni, è stato come iniziare ad utilizzare un taglierino sapendo maneggiare una spada. Quando impari a trovare il fuoco su auto che si muovono a 300 all’ora immortalare nel modo corretto lo scambio degli anelli diventa un gioco da ragazzi. Grazie a Gherardo oggi ho una reazione mentale immediata all’immagine. E con la velocità appresa posso cogliere momenti che si verificano quasi in contemporanea”.
Quello tra Michele e Gherardo è precisamente uno scambio di valore. “Michele mi ha insegnato molto - riprende Gherardo - lui è un combattente, un uomo che non si arrende volentieri. Mi ha insegnato l’importanza di essere propositivo, intraprendente, di non risparmiarsi quando si tratta di fornire il servizio migliore. Mi ha mostrato questo, ma mi ha mostrato anche come esigere che l’interlocutore riconosca il giusto corrispettivo. Nella mia vita professionale ho incontrato talvolta persone che non si sono comportate in modo corretto, e io sono stato spesso cauto nelle reazioni, forse troppo cauto. Michele invece è sempre stato più determinato e ha saputo farmi vedere come si racconta la propria maestria. Oggi ho capito che lui ha sempre avuto ragione: anche se hai subito qualche torto, ma ti sei sempre rapportato con gli altri in modo onesto e con entusiasmo, alla fine non puoi che vincere tu”. Un’intesa eccellente, quella tra Michele e Gherardo, alimentata anche dalla conoscenza approfondita che entrambi possono vantare di una materia di studio difficilissima. Il coraggio di osare, scegliere e cambiare strada.
Gherardo firma il suo primo servizio fotografico a 14 anni. “La nostra classe - ricorda il fotografo - realizzò insieme alla professoressa di italiano un volume sulle lapidi di Bologna, e io mi offrii di occuparmi delle immagini. Da allora non smisi più di guardare il mondo attraverso l’obiettivo. Ad un certo punto mi ritrovai iscritto alla Facoltà di Medicina. Avevo investito quattro anni della mia vita su una strada intrapresa per compiacere mio padre. Sentivo però che non era quella giusta. Pensai a mia madre: negli anni Cinquanta lasciò Bologna per trasferirsi a Venezia e studiare lingue, decisione piuttosto ardita per i tempi. Così come era ardito comunicare alla mia famiglia che non sarei diventato un dottore. Ma io volevo vivere con la macchina fotografica in mano e quando si presentò l’occasione di trasformare questa passione in lavoro, non me la lasciai sfuggire. Mio padre mi rispose: “Va bene, provaci”.
Nel settembre del 1980, inviato al Rally di Cesena dal prestigioso studio Actualfoto del collega Roberto Piccinini, Gherardo scatta le istantanee della sua prima gara. “Tre anni dopo aprii la mia attività insieme a due soci, si chiamava Studio 83. Nel 1994 scelsi di diventare un freelance”. Da allora Gherardo ha sempre lavorato nel motorsport, vivendo oltre dieci anni sui circuiti della massima serie. “La parte più divertente della mia attività è conoscere le persone. Con la Formula 1 avevo l’opportunità di incontrare ogni 15 giorni gente di ogni nazionalità. Capivo come girava il mondo con sei mesi di anticipo. Un brutto giorno però il circus smise di assicurare guadagni interessanti. Provai a proporre una foto di Schumacher al macellaio - scherza ancora Benfenati - ma non funzionò. Oggi mi occupo di campionati che si possono forse definire minori se confrontati con la Formula 1. Tra i miei committenti ho la fortuna di avere anche il Porsche Club Italia. Le auto sportive dunque continuo ad inquadrarle e nel frattempo posso anche acquistare tutta la carne che voglio”.
Ci sono alcuni personaggi che Gherardo ha particolarmente amato ritrarre. “Non per ripetermi, ma Michael Schumacher mi è entrato nel cuore, aveva una professionalità, una disponibilità, un rispetto per il nostro lavoro fuori dal comune. Al contrario di Rubens Barrichello, per citarne uno. Sembrava ci facesse un favore, si lamentava sempre durante gli scatti, non faceva nulla per nascondere il fatto che di voglia di posare ne aveva davvero poca. Ricordo con affetto Richard Petty - sette volte campione Nascar, nonché doppiatore di The King nel celebre cartoon Cars - Motori Ruggenti del 2006 (N.D.R.) - con il suo cappello texano, gli occhiali da sole, i baffi e il sorriso smagliante. Gli feci un’intervista e lui fu gentilissimo, anche mentre cercavo di comunicare con lui in un inglese che era - ed è rimasto - semplicemente pessimo. Stesso discorso per Sir Frank Williams: eleganza e correttezza sono le parole che mi vengono in mente. E visto che stiamo nominando personaggi che hanno segnato la mia vita, non posso non citare Ercole Colombo”. E qui il cerchio si chiude consentendoci di tornare a Michele Dell’Utri. “Ad Ercole - testimonia Gherardo - sono infinitamente grato perché mi ha regalato la sua amicizia e mi ha offerto opportunità che si sono rivelate fondamentali per la mia crescita. Non dimenticherò mai quello che ha fatto per me. Ercole possiede un’energia vitale unica, ed è per questo che il suo nome è scolpito nell’albo dei migliori fotografi di tutti i tempi. Mi telefonò durante l’organizzazione delle nozze della figlia Silvia con Stefano Domenicali - dallo scorso anno il numero 1 della Formula 1 (N.D.R.). Mi chiese consiglio su quale fotografo matrimonialista scegliere, e io non ebbi esitazione alcuna: Michele Dell’Utri, con lui sarai in una botte di ferro”.
Fotografo Evento: MICHELE DELL'UTRI STUDIO