Matrimonio ebraico: requisiti, svolgimento e curiosità

Matrimonio ebraico: requisiti, svolgimento e curiosità
18-07-2022

Il matrimonio è un rito dalle mille sfaccettature, ognuna con un suo fascino. Tra le celebrazioni più antiche, ricche di simbolismi e significati c’è quella ebraica. Si tratta di una tradizione millenaria legata all’Antico Testamento, alla Bibbia ebraica e più precisamente al nome spirituale di Abramo.

La celebrazione del matrimonio ebraico in Italia è riconosciuta dalla legge, a patto che il celebrante sia un cittadino italiano e avente la qualifica dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. In questo approfondimento vi portiamo alla scoperta del matrimonio ebraico, una tradizione del popolo di Israele capace di incantare sempre.

I requisiti preliminari indispensabili

Il matrimonio ebraico vede una procedura precisa e dettata, in primo luogo, da requisiti preliminari imprescindibili. Tra questi c’è l’appartenenza di entrambi gli sposi alla stessa religione, anche se non mancano le eccezioni. Indispensabile in ogni caso la conversione, un modo per mantenere le radici della fede ebraica nel tempo.

Nel momento in cui la coppia manifesta l’intenzione di sposarsi, avviene l’incontro tra le famiglie con la cerimonia del Tena’im. È in questa occasione che l’uomo regala alla donna l’anello di fidanzamento e che le famiglie mostrano il loro assenso. Qualora questo venisse negato il matrimonio può essere celebrato ugualmente: gli sposi ne daranno annuncio ad amici e parenti.

Il rito, nella tradizione ebraica, non può essere celebrato durante lo Shabbat (dal venerdì al tramonto del sabato), in occasione delle festività religiose nonché nelle ultime tre settimane dell’estate.

Una volta fissata la data delle nozze con relativa pubblicazione, non può essere effettuata l’affissione durante i giorni di festa ebraica e nemmeno di sabato. I documenti per la Ketubah, il contratto matrimoniale, vanno consegnati dagli sposi all’Ufficio Rabbinico durante il rito del matrimonio.

Alla fine della procedura la sposa può effettuare la Tevilà, il bagno rituale che viene fatto in un’apposita vasca, il Mikvè. Questa contiene acqua piovana o di fonte e rappresenta il simbolo dell’inizio di nuova vita, quella matrimoniale.

La cerimonia ebraica

Gli sposi, stando alle usanze del matrimonio ebraico, non possono vedersi per tutta la settimana che precede il matrimonio. Poco prima della cerimonia lo sposo si reca nella stanza della sposa per vederla e coprirle il volto con il velo. Solo a questo punto può iniziare il rito.

Il matrimonio ebraico può essere celebrato in una sinagoga, in spazi aperti come un parco o nella stessa location, all’aperto.

L’officiante è il rabbino o un suo delegato autorizzato. Lo svolgimento avviene sotto un baldacchino costruito da un telo e da quattro pali detto chuppah. Gli sposi arrivano alla chuppah insieme a un corteo. La sposa indossa un abito bianco, mentre lo sposo un kittel bianco a cui può aggiungere un tallit.

Tutto è simbolico nel rito ebraico. Il baldacchino è la nuova abitazione degli sposi e l’ordine di arrivo non è casuale. Nell’ordine ci sono il rabbino, lo sposo, i parenti di sesso maschile, la sposa. 

La celebrazione comincia con la benedizione di un calice di vino da parte del rabbino, dal quale berranno gli sposi. Lo scambio degli anelli non è previsto, anche se sono sempre di più i matrimoni che lo introducono. La tradizione vede la consegna dell’anello per la sposa da parte dello sposo all’officiante, in semplice oro giallo. Un gioiello che mostra il legame di amore eterno che si viene a creare ma anche la protezione della sposa da parte del marito. Questa fase è detta Kiddushin.

A questo punto avviene la lettura da parte del rabbino del Ketubah, un testo in cui sono illustrati diritti e doveri, inclusi gli obblighi del marito nei confronti della moglie. Il documento viene firmato dal marito e da due testimoni, non legati a livello di parentela con entrambi gli sposi.

Il rabbino porge un secondo calice, in cui recita le sette benedizioni poste a protezione del matrimonio, poi bevuto dagli sposi, posato a terra e pestato dallo sposo. Si tratta di un gesto fortemente simbolico: ricorda la distruzione del tempio di Gerusalemme e la diaspora del popolo ebraico. Secondo un’altra interpretazione è un modo per scacciare gli spiriti demoniaci. Lo sposo che non riesce a rompere il bicchiere al primo tentativo viene, sempre secondo le credenze popolari, dominato dalla moglie. La cerimonia può considerarsi così conclusa.

La festa

Finita la cerimonia ha inizio la festa, a partire dalla benedizione della Challah, un particolare pane intrecciato. All'interno di un ricco banchetto, cominciano canti, balli, danze tradizionali. Tra queste troviamo la “hora”: una danza allegra tipica del matrimonio ebraico che viene realizzata dopo l’ingresso degli sposi o in seguito al primo ballo, durante il quale marito e moglie, seduti sulle proprie sedie, vengono fatti ondeggiare da amici e parenti a ritmo di musica ebraica.

 

 


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